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L’ostruzionismo parlamentare: strumenti, limiti ed effetti

L’ostruzionismo parlamentare è una tecnica di opposizione politica che mira a rallentare o impedire l’approvazione di un provvedimento legislativo attraverso l’uso strategico degli strumenti regolamentari. Si tratta di una pratica che si colloca al confine tra il legittimo esercizio del diritto di minoranza e il rischio di paralisi dell’attività legislativa.

Le forme dell’ostruzionismo

Le modalità di attuazione dell’ostruzionismo parlamentare variano a seconda dei regolamenti delle diverse assemblee legislative. Tra le più diffuse possiamo individuare:

  • La presentazione massiccia di emendamenti: questa tecnica mira a sovraccaricare il procedimento legislativo, rendendo eccessivamente lungo l’esame del testo di legge.
  • Le richieste di votazione nominale: allungando i tempi di deliberazione, si ostacola il normale iter legislativo.
  • Gli interventi fiume: sfruttando il diritto di parola dei parlamentari, si prolunga il dibattito in aula fino a ostacolare la chiusura della discussione.
  • Le questioni pregiudiziali e sospensive: presentate per bloccare temporaneamente l’esame del provvedimento.

Profili giuridici e regolamentari

L’ostruzionismo è un fenomeno riconosciuto nei regolamenti parlamentari e trova giustificazione nei principi democratici che garantiscono alle opposizioni il diritto di esprimere dissenso e di influenzare il processo legislativo. Tuttavia, gli ordinamenti prevedono meccanismi per bilanciare il diritto della minoranza con l’efficienza decisionale:

La ghigliottina: detta anche tagliola, è uno strumento che consente di contingentare i tempi del dibattito, accelera il processo legislativo e conduce l’assemblea a un voto diretto. Per applicare la ghigliottina è necessario stabilire un limite massimo di tempo per la discussione parlamentare, con l’obiettivo di garantire che la votazione finale avvenga entro una scadenza certa, evitando un prolungamento eccessivo del dibattito oltre i termini previsti, come nel caso della conversione di un decreto. Questo strumento viene utilizzato per contrastare l’ostruzionismo dell’opposizione.

Nell’ordinamento italiano, la ghigliottina è prevista dal regolamento del Senato della Repubblica, mentre alla Camera dei Deputati deriva da un’interpretazione della Presidenza risalente alla XIII legislatura (sotto la guida di Luciano Violante), sebbene all’epoca non sia stata applicata.

Il primo utilizzo effettivo alla Camera risale al 2014, quando la presidente Laura Boldrini la adottò per superare l’ostruzionismo sul decreto “Imu-Bankitalia”. Successivamente, è stata impiegata nuovamente nel dicembre 2022 per approvare il decreto legge “Rave party”. In quell’occasione, l’opposizione aveva avviato una seduta fiume con numerosi ordini del giorno, portando la discussione a ridosso della scadenza dei sessanta giorni previsti per la conversione del decreto. Con il rischio di non concludere l’iter nei tempi stabiliti e senza un accordo tra le parti, il presidente della Camera Lorenzo Fontana ha deciso di applicare la ghigliottina, riducendo i tempi del dibattito e portando il decreto al voto.

Il voto a data certa: una procedura che impone una scadenza per l’approvazione di un provvedimento.

Il canguro: permette di accorpare e respingere emendamenti simili, riducendo il numero delle votazioni necessarie.

Un equilibrio delicato

Il dibattito sull’ostruzionismo parlamentare ruota attorno alla necessità di garantire il diritto di opposizione senza compromettere la funzionalità delle istituzioni. Da un lato, il ricorso eccessivo a strumenti ostruzionistici può tradursi in un abuso, determinando la paralisi dell’attività legislativa. Dall’altro, la limitazione eccessiva delle possibilità di intervento della minoranza rischia di comprimere il pluralismo democratico. L’evoluzione dell’ostruzionismo dipende quindi da una costante tensione tra maggioranza e opposizione e dalla capacità degli ordinamenti di trovare un equilibrio tra dialettica politica e governabilità.

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